Thunderbolt: il fulmine e la mela per un nuovo binomio vincente

Il 24 febbraio 2011 Apple ha presentato la sua nuova tecnologia: Thunderbolt. Essa è una tecnologia sviluppata in sinergia da Apple e da Intel con lo scopo di sostituire tutti i connettori presenti su un computer con un unico connettore in grado di collegare con un unico standard di comunicazione diversi dispositivi multimediali.

La larghezza di banda offerta da tale tecnologia raggiunge i 10 Gbit/s bidirezionali. Ogni connettore Thunderbolt porta due canali quindi, in teoria, ogni connettore è in grado di ricevere e trasmettere 20 Gbit/s, ma lo scopo finale è raggiungere i 100 Mbit/s grazie all’ implementazione del cablaggio ottico.

Il connettore è identico al connettore mini DisplayPort sviluppato da Apple e difatti Thunderbolt è compatibile con i monitor DisplayPort. Lo standard combina i protocolli di trasferimento dati Di-splayPort e PCI Express (il che permette grazie a degli adattatori di usare dispositivi USB e FireWi-re recenti e perfino di collegarsi a reti Gigabit Ethernet e Fibre Channel ) in un unico flusso dati, questo permette al connettore di gestire sia monitor che generiche periferiche.

Lo standard gestisce fino a 6 dispositivi in cascata ed è in grado di alimentare i dispositivi dato che fornisce un cavo di alimentazione integrato che è in grado di fornire al massimo 10 Watt di potenza. La lunghezza massima del cavo può essere di tre metri.

 

Facendo un confronto con gli altri standard presenti, come ad esempio lo standard USB si nota che la tecnologia Apple è superiore. La larghezza di banda dichiarata per lo standard USB 2 è di 480 mbit/s, mentre per l’USB 3 è di 5MB. Queste dati sono però solo teorici poiché il meccanismo di scambio del flusso dei dati nello standard USB prevede continuo scambio di messaggi tra il compu-ter e le periferiche, il che introduce un’elevata latenza nelle comunicazioni ad alta velocità. In dati concreti Thunderbolt utilizza due canali indipendenti e in teoria ogni singolo canale di comunicazione offre tre volte la velocità massima del protocollo USB 3.0. In pratica la bassa latenza, nell’ordine degli 8 ns anche alla fine della catena di comunicazione e il leggero protocollo di comunicazione PCI Express offrono prestazioni vicine a quelle massime teoriche.

Apple ha cominciato a sfruttare questa nuova tecnologia inserendola nei suoi nuovi Macbook Air, MacBook Pro, iMac e Mac mini. Grazie ad essa infatti è possibile utilizzare un iMac (da 27”) come monitor esterno. Per far questo i due computer devono essere accesi e in modalità attiva, poi basta collegare un cavo Mini DisplayPort alla porta Mini DisplayPort di ciascun computer. A questo punto il computer iMac entrerà in modalità di visualizzazione di destinazione e verrà visualizzato il contenuto del computer di origine.

Nota: se i due computer sono due iMac si può accedere a questa modalità tramite la combinazione di tasti “+ F2” digitata sulla tastiera del iMac che useremo come monitor esterno entreremo in mo-dalità di visualizzazione di destinazione e verrà visualizzato il contenuto del computer di origine. Per uscire da questa modalità basta rieseguire la combinazione di tasti “+ F2” sempre sul iMac uti-lizzato in modalità di visualizzazione di destinazione.

Grazie a questo nuovo standard è possibile usare il proprio MacBook pro o iMac in uno studio vi-deo professionale. Con un’unica porta, infatti, puoi collegare dispositivi di storage ad alte prestazio-ni, un monitor ad alta definizione e dispositivi professionali di acquisizione video.

L’unica attuale pecca del Thunderbolt è data dalla limitata offerta di dispositivi compatibili e dal fatto che è capace di garantire performance elevatissime, è vero, ma non in grado ancora di essere efficace con le periferiche a disposizione, perlomeno con quelle che interessano alla maggior parte degli utenti. Attualmente Thunderbolt sarà impiegabile proficuamente solo in ambiti di audio/video editing high-end, dove magari può essere vantaggioso avere grossi array di SSD. Ovviamente bisognerà attende-re lo sviluppo del mercato per capire se effettivamente sarà in grado di porsi come uno standard ad ampia diffusione, sperando, visto le sue grandi potenzialità, che non faccia la fine della tecnologia eSATA, interfaccia potenzialmente valida ma fondamentalmente inutilizzata.

 

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